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La crisi di Big Pharma


16 Novembre 2005 - L’esempio più evidente della crisi che sta vivendo Big Pharma è rappresentato da Merck & Co.

Il ritiro, il 30 settembre 2004, dell’antinfiammatorio Vioxx ( Rofecoxib ), a causa di un aumento di mortalità tra i pazienti trattati con il farmaco nel corso di uno studio clinico, ha prodotto una profonda crisi della società di Whitehouse Station che, per essere superata, richiederà anni e cambiamenti strutturali.

Il “terremoto‿ Vioxx ha avuto anche come conseguenza un irrigidimento nelle approvazioni dei farmaci.
Il farmaco anti-diabete Pargluva ( Muraglitazar ) che avrebbe avuto una celere approvazione nell’era pre-ritiro del Vioxx, è destinato ad un iter complesso, e sussiste la possibilità che non venga approvato.
Il rischio di ideazioni e comportamenti suicidari ha ridotto le vendite dei più nuovi antidepressivi, mentre il rischio di insorgenza di tumori associato alla terapia di sostituzione ormonale ha indotto molti medici a non prescrivere estrogeni alle donne in menopausa.

Il momento di crisi di Big Pharma è ben descritto in un articolo pubblicato sul The New York Times del 14 novembre a firma di Alex Berenson.

La scadenza dei brevetti di diversi farmaci ha causato, e causerà, significative emorragie nei conti delle grandi società farmaceutiche, a tal punto che società come Pfizer hanno deciso di diversificare, investendo in aree come quella dell’oncologia, il cui profitto rimane elevato.

Nel terzo quadrimestre del 2005, le vendite dei farmaci di prescrizione negli Stati Uniti sono scese del 2% per Merck, del 3% per Bristol-Myers Squibb, del 4.5% per Johnson & Johnson e del 15% per Pfizer.

Per Eli Lilly le vendite sono salite del 5%, ma questo non ha impedito il licenziamento di 1600 dipendenti.

La popolarità delle società farmaceutiche dopo il caso Vioxx è scesa ulteriormente.
Il New York Times riporta che solo il 9% dei cittadini statunitensi ritiene che le società farmaceutiche siano oneste.
Nel 2004 era il 14% a crederlo.

Negli ultimi anni la strategia marketing-oriented delle industrie farmaceutiche ha subito una forte accelerazione, a discapito di un rapporto professionale con il medico.

L’industria farmaceutica è convinta che per vendere i farmaci sia necessario enfatizzare l’efficacia del prodotto e minimizzare gli effetti indesiderati, con perdita della credibilità quando questi ultimi emergono, talora nella loro gravità.

Un’altra strategia di vendita messa in pratica dall’industria farmaceutica è quella di spaventare il paziente attraverso campagne di sensibilizzazione sulle malattie di interesse, inducendo talvolta a trattamenti non necessari.

Eppure, come sottolinea John La Mattina, presidente della ricerca globale di Pfizer, l’industria farmaceutica spende milioni di dollari in ricerca ogni anno ed ha scoperto centinaia di farmaci negli ultimi decenni…….contribuendo non poco all’allungamento della vita, e al suo miglioramento.

Nonostante questo, il giudizio espresso dalla gente riguardo all’industria farmaceutica è fortemente negativo.

Fonte: The New York Time, 2005


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