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Rapporto OsMed 2008: farmaci dell’apparato respiratorio


1 Agosto 2009 - Nel 2008 la spesa per i farmaci dell’apparato respiratorio scende al quinto posto per spesa complessiva ( 1.689 milioni di euro ), ma la quota per prescrizioni territoriali ( pari al 61,5% del totale ) aumenta del 3,2% rispetto al 2007, salendo a 1.038 milioni di euro nonostante la riduzione dei consumi dello 0,2% ( 49,2 DDD/1000 abitanti die ). La spesa per l’acquisto privato è il 36,6% dell’intera classe, mentre la quota a carico delle strutture pubbliche è la più bassa, insieme ai farmaci dell’apparato cardiovascolare, raggiungendo il 2% della spesa totale.

A livello europeo la spesa complessiva, pubblica e privata, per i farmaci respiratori si colloca tra il quarto e il sesto posto, con valori minimi in Portogallo ( 6,6% ) e massimi in Inghilterra ( 13,9% ). Per l’Italia la spesa pubblica e privata per questo gruppo di farmaci è del 9,6%.

A livello regionale si osserva un’ampia variabilità prescrittiva ( da 32,9 DDD/1000 abitanti die della PA di Bolzano a 66,8 DDD della Campania ) e di spesa ( dai 12,6 euro pro capite della PA di Bolzano ai 21,5 della Sicilia ), con un effetto mix positivo diffuso in tutte le Regioni.

Al primo posto per spesa territoriale rimangono i beta2-agonisti in associazione; a questo primato contribuiscono ancora una volta in modo sostanziale le prescrizioni dell’associazione Salmeterolo e Fluticasone.
Nelle strutture pubbliche tra i farmaci di questa classe, i beta-2 agonisti in associazione sono al terzo posto per spesa ( 4,8 milioni di euro ).

Nel corso del 2008 si è osservato un ulteriore aumento di tali associazioni sia nella spesa territoriale ( +8,9% ) sia nella prescrizione ( +8,3% ); l’associazione Salmeterolo e Fluticasone in particolare si conferma al terzo posto tra i trenta principi attivi per spesa.
Tale posizione si osserva nella quasi totalità delle Regioni, anche se in lieve calo prescrittivo ( -2% ), per il netto incremento nella prescrizione dell’associazione di Beclometasone e Formoterolo ( oltre il 900% nel 2008 ). Quest’ultima viene proposta nell’asma moderato-grave come l’associazione che consente una minore erogazione di steroide inalatorio, avendo dimostrato di non essere inferiore nel controllo della malattia rispetto ai dosaggi standard delle altre associazioni disponibili sul mercato.

Da segnalare per quanto riguarda l’uso delle associazioni nella BPCO che nemmeno l’ultimo aggiornamento delle lineeguida GOLD ha modificato la raccomandazione sul loro impiego da riservare alla malattia grave ( stadi III-IV GOLD ) ed esclusivamente allo scopo di alleviare i sintomi, migliorare la resistenza allo sforzo e ridurre le riacutizzazioni.
Dopo lo studio TORCH, le associazioni precostituite tra beta2 agonisti e steroidi inalatori stanno diventando di fatto lo standard terapeutico per tutte le patologie ostruttive bronchiali, compresa la BPCO moderata, come dimostrano i cali prescrittivi dei principi non associati ( steroidi inalatori -4%, broncodilatatori beta2-agonisti -6,5% ).

Nel corso del 2008 l’FDA, dopo i risultati dello studio SMART che dimostravano un aumento delle morti asma-correlate nei pazienti asmatici che assumevano Salmeterolo rispetto al placebo, e dopo aver eseguito una meta-analisi dei principali studi, ha proscritto l’impiego dei beta2-agonisti a lunga durata d’azione non associati a steroidi nel trattamento dell’asma ed ha previsto una modifica dei foglietti illustrativi per le specialità che contengono le associazioni di questi con gli steroidi.

Gli antinfiammatori cortisonici inalatori rimangono il sottogruppo più utilizzato ( 11,8 DDD/1000 abitanti die ), ma i consumi sono in riduzione ( -4% ) anche in relazione alla revisione delle lineeguida GINA sull’asma, che hanno posto sullo stesso piano i trattamenti inalatori con steroidi con i trattamenti orali con antileucotrieni.
Questi ultimi ( nota AIFA 82 ) mostrano un incremento prescrittivo del 6,6% con un aumento di spesa del 9% e un effetto mix +1,3%, senza che in realtà si siano aggiunte nuove evidenze a sostegno del loro ruolo nella terapia dell’asma cronico.

Fra i broncodilatatori anticolinergici, al terzo posto per spesa, il Tiotropio è salito al 14° posto nella lista dei primi trenta principi attivi per spesa territoriale con un incremento del 16,4% della spesa e del 15,1% delle DDD. Una recente revisione sistematica su circa 15.000 pazienti affetti da BPCO ha messo in evidenza un significativo aumento di eventi cerebro-cardiovascolari maggiori, compresa la morte cardiovascolare nei trattati con anticolinergici.

Nelle strutture pubbliche la prescrizione dei farmaci per il sistema respiratorio incide per 34 milioni di euro; le classi di farmaci più prescritte sono rappresentate a pari merito dagli anticolinergici e dai cortisonici inalatori con 0,6 DDD/1000 abitanti die, mentre le classi a maggior spesa sono quelle dei surfattanti polmonari e l’Omalizumab ( rispettivamente 0,1 e 0,09 euro pro capite ).
In realtà la prescrizione a carico del SSN dell’Omalizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato utilizzato nel trattamento dell’asma allergico grave non controllata, era stata sospesa nel luglio 2008, in attesa di una rivalutazione del suo profilo di efficacia e sicurezza e ripresa nel dicembre 2008.

Tra i farmaci soggetti a nota AIFA, oltre agli antileucotrieni ( nota 82 ) in aumento rispetto al 2007, aumenta anche la prescrizione di antistaminici ( nota 89 ) del 4,1% con una riduzione dell’1% della spesa.

Per quanto riguarda la spesa privata, pari al 36,6% della classe, tra le categorie di classe C più prescritte nel 2008 si trovano mucolitici e corticosteroidi, con l’Acetilcisteina tra i primi 20 principi attivi di classe C a maggior spesa.

Fonte: Gruppo di lavoro OsMed. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto nazionale anno 2008. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2009

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